Spartacus – liberiamo gli schiavi di Rosarno

Spartacus, un progetto contro il caporalato e per la libertà.

Seye, Djabate, Bah, Robb e tanti altri giovani come loro.

Sono i ragazzi usciti dal ghetto per vivere in una casa affittata regolarmente.

Vite e storie salvate, strappate alle tendopoli della Piana di Gioia Tauro, in Calabria, per essere riportate alla “normalità”: un lavoro regolare, un alloggio dignitoso, una prospettiva di crescita, l’integrazione con la comunità locale, la gioia di poter vivere la propria identità in una terra accogliente e rispettosa.

Sono questi i principali esiti di Spartacus, il progetto all’interno del quale è nata l’iniziativa sperimentale promossa dall’Associazione Interculturale International House di Reggio Calabria, in collaborazione con la cooperativa no profit Chico Mendes e Altraeconomia, e finalizzata alla ricerca di alternative lavorative sostenibili  e di un alloggio dignitoso a favore dei braccianti  immigrati presenti nell’area di San Ferdinando e Rosarno, nella provincia di Reggio Calabria. L’aspetto innovativo del progetto ha riguardato il coinvolgimento delle aziende.

Tante sono le storie di questi ragazzi che, grazie a Spartacus, hanno visto rompere le catene che li tenevano in schiavitù: storie che vivono nei loro racconti e nelle parole dei protagonisti nel vivido racconto di Altreconomia.

Quando è nato

Il progetto originale della durata di 1 anno e  avviato il 1° febbraio 2019  si è sviluppato ulteriormente per tutto il 2021. I promotori intendono dare continuità futura all’intervento con chi ne condivide le finalità, come si legge a chiusura del  breve video (Progetto Spartacus https://www.youtube.com/watch?v=QEfLHk9ZmS4 ): “il progetto Spartacus continua finché non sarà liberato l’ultimo schiavo della piana di Rosarno”

Le prospettive future

In una visione di più lungo termine, il progetto mira ad inserirsi nella costruzione di un’alternativa: la condizione dei migranti a Rosarno non è solo il frutto del caporalato o dell’inedia delle istituzioni, ma anche il risultato di una filiera dello sfruttamento che parte dalla Grande Distribuzione Organizzata, passa per le imprese multinazionali che acquistano le arance a 8-10 centesimi al kg e termina con il lavoro degli immigrati che costituiscono l’ultimo anello di una catena dello sfruttamento del lavoro e delle risorse naturali. Spartacus, costituendosi come buona pratica, intende porsi come banco di prova per sperimentare un modello replicabile che, da una parte, crei una domanda a prezzo equo per le imprese locali che assumono regolarmente i migranti, e, dall’altra, concorra alla formazione di una rete nazionale di imprese, eticamente orientate, in grado di contribuire attivamente all’inclusione lavorativa di queste persone.

 

Le fonti di finanziamento

Fondazione Peppino Vismara, Unione buddhista italiana, donatori privati della Comunità di San Paolo (Roma)