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Il progetto Corridoi umanitari, “ha come principali obiettivi evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo.”

Promosso dalla FCEI (www.fcei.it) insieme alla Tavola Valdese e alla Comunità di Sant’Egidio è un progetto-pilota, fra i primi mai realizzati in Europa. Il primo protocollo d’intesa, firmato nel 2015, dagli enti promotori e dai ministeri degli Esteri e dell’Interno, ha visto l’arrivo di mille profughi con un regolare volo in due anni. La base giuridica di questa iniziativa ecumenica è fornita dall’art. 25 del Regolamento CE 810/2009 che concede ai paesi Schengen la possibilità di rilasciare visti umanitari validi per il proprio territorio. L’accoglienza, l’accompagnamento e l’assistenza (giuridico-legale, linguistica, psicologica, sanitaria), sono ad esclusivo carico degli enti promotori e sono affidati ad associazioni e organismi sulla base di una convenzione.

Dal 2017, l’Associazione Interculturale International House ha accolto 6 famiglie e l’accoglienza continua..

Si possono già valutare positivamente i risultati dei percorsi di integrazione delle prime 2 famiglie siriane, di Youssef e Yamen Hanna, che vivono in città da meno di 2 anni: i capi famiglia lavorano, i minori frequentano le scuole con buon rendimento, sono inseriti in attività sociali. Hanno trovato in città solidarietà e accoglienza da parte di molti e nonostante la nostalgia per la lontananza dal proprio paese, sentono di potersi impegnare per progettare serenamente il proprio futuro, lontano dalla guerra.

L’ ultimo nucleo familiare, di Walid Yussef, composto da 6 persone, è arrivato il 30 ottobre, un po’ impaurito perché in Libano non aveva sentito parlare bene della Calabria… Appena arrivati, i genitori con l’espressione di diffidenza e incertezza sui volti e i bambini stretti al petto, avevano impaurito un po’ tutti noi.

Si prospettava un’impresa difficile…accogliere chi non si fidava!

Dopo pochi giorni la disponibilità, la cordialità e affetto dei nostri operatori… il lungomare e il sole di Reggio li ha conquistati.